Ancora da Vittorio Bellavite, riceviamo un breve documento sul riscatto dei cattolici, la cui nascita il
coordinatore di Noi Siamo Chiesa individuerebbe nella Resistenza.
Buona lettura!
Il riscatto dei cattolici democratici nasce dalla Resistenza
Gli anniversari non sono tutti uguali. Per esempio, in questo periodo di anniversari, riflettendo sulla Grande Guerra una novità positiva è data dal fatto che sta crescendo la consapevolezza di quanto essa fu una enorme violenza al popolo italiano. I cosiddetti disertori -troppi furono fucilati sul campo- ora sono in molti a non considerarli traditori ma vittime al pari degli altri caduti. E i NO, a partire dal mondo cattolico e dal papa, alla decisione di entrare in guerra appaiono in tutta la loro consistenza. Un’altra positiva, e in parte nuova, presa di coscienza riguarda il grande contributo, nella lotta al nazifascismo nella seconda guerra mondiale, dei civili che praticarono una specie di vera e propria Resistenza nonviolenta. Essa fu contestuale a quella dei militari che, deportati, rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò con pesanti conseguenze sulla loro condizione. Insieme all’importanza della Resistenza armata quella nonviolenta del boicottaggio, dell’aiuto diffuso ai militari sbandati, della solidarietà verso tutti quelli che fossero offesi dal nazifascismo è stata bene ricordata dal Presidente Mattarella nella sua intervista di ieri a 'Repubblica'. Queste nuove consapevolezze dovrebbero diventare nel tempo parte di una narrazione condivisa da gran parte del nostro popolo se tutta la scuola facesse al suo interno una vera e propria rivoluzione culturale nell’insegnamento della storia.
Come cattolici ci sentiamo partecipi della vicenda del nostro paese alla pari di ogni altra riflessione culturale o storiografica. Ma, in più, riflettiamo sulla vicenda nostra, di noi che siamo interni a una Chiesa che tanto ha condizionato la storia d’Italia. Anche per molti cattolici, per quelli di cui ora ci consideriamo eredi, la Resistenza fu occasione di riscatto, si capì che i valori democratici erano anche valori cristiani, si visse la fratellanza con chi non apparteneva al 'mondo cattolico' e la solidarietà con il prossimo sofferente chiunque esso fosse, si aderì a un’idea di patria fatta di sane tradizioni, di cultura, di linguaggio, di arte, di natura e non di fanatismo bellicista e razzista. Questo riscatto ha cancellato il rapporto o conflittuale o simbiotico col potere del Principe stabilitosi nei decenni nella Chiesa, prima con la difesa a oltranza del potere temporale del papato e il rifiuto dello Stato risorgimentale, poi con la sostanziale accettazione del fascismo. Per i cattolici democratici la contraddizione è continuata con una parte del potere ecclesiastico ma ormai la loro realtà si era affermata, avendo alle spalle esempi e maestri (ricorderò solo i più noti, Giancarlo Puecher, Teresio Olivelli, Primo Mazzolari, Giuseppe Dossetti) e con una tradizione di libertà che si poteva legittimamente richiamare ad Antonio Rosmini e ad Ernesto Buonaiuti. E’ a partire proprio dalla Resistenza che questa realtà si è consolidata ed è diventata protagonista permanente nella vita della Repubblica contro il tanto clericalismo che era rimasto nella Chiesa, per la laicità delle istituzioni, a fianco dei contenuti progressisti e pacifisti della Costituzione. È a partire da quella libertà conquistata che sono state possibili anche le manifestazioni di indipendenza di giudizio dalle direttive ecclesiastiche nei referendum degli anni settanta. E non è mancata una riflessione a tutto tondo sulla vicenda resistenziale a partire dall’Evangelo. Essa è contenuta nel romanzo «La Messa dell’uomo disarmato» di Luisito Bianchi in cui i valori umani che hanno legato tra di loro i Resistenti sono considerati del tutto interni al messaggio cristiano.
Gli anniversari non sono tutti uguali. Siamo oggi in una situazione diversa e peggiore rispetto a quella degli anni scorsi. Siamo infatti davanti a un imprevisto «vero e proprio strappo nel nostro sistema democratico» come ha detto l’ANPI a proposito della riforma costituzionale. Ci troviamo anche di fronte a un rapido peggioramento dei rapporti tra i popoli e tra gli stati in troppe aree dello scenario internazionale. In questo momento il nuovo corso di papa Francesco costituisce un punto di riferimento nel disordine mondiale. Esso ha testimoniato la verità sul genocidio degli armeni e non è più impegnato, come prima, a capire le posizioni dell’Occidente molto prima della grande realtà dell’umanità sofferente.
25 aprile 2015, settantesimo della Liberazione
Vittorio Bellavite, coordinatore di 'Noi Siamo Chiesa'